“Ma cosa son diventato, perdio! Che diritto avete voialtri d’ingombrar la mia vita, di rubare il mio tempo, di frugarmi nell’anima, di succhiarmi il pensiero, di volermi vostro compagno, confidente e informatore? Per chi mi avete preso? Son forse un attore salariato per recitare tutte le sere, dinanzi ai vostri musi da schiaffi, la commedia dell’intelligenza? Son forse uno schiavo comprato e pagato che debba inchinarmi ai vostri capricci di sfaccendati e offrire in omaggio tutto quello che so e fo?
“Io sono un uomo che vorrebbe una vita eroica e render più sopportabile il mondo ai suoi occhi. Se in qualche momento di debolezza, di abbandono o di bisogno, scaglio nel mondo qualche sdegno raffreddato in parole, qualche sogno infagottato in immagini, pigliatelo o buttatelo via, ma non mi seccate.
“Sono un uomo libero; ho bisogno della libertà, ho bisogno di star solo, ho bisogno di rimuginare fra me e me le mie vergogne e le mie tristezze, di godermi il sole e i sassi della strada senza compagnia e senza discorsi, colla sola musica del mio cuore. Cosa volete da me? quel ch’io voglio dire lo stampo; quel che voglio dare lo do. La vostra curiosità mi fa stomaco; i vostri complimenti mi umiliano; il vostro tè mi avvelena. Non debbo nulla a nessuno e ho da fare i conti soltanto con Dio; se esiste.”
A me sembra che Papini manchi per un pelo qualcosa, quando parla del bisogno di essere solo. Non è difficile essere solo se sei povero e fallito. Un artista è sempre solo, se è un artista. No, un artista ha bisogno di solitudine.
Artista, mi chiamo. E così sia. Un bel sonnellino, nel pomeriggio, che mi mette il velluto fra le vertebre. Proliferato idee bastevoli per tre giorni. Scoppio di energia, ma a vuoto. Decido di fare una passeggiata. Per strada cambio idea. Decido di andare al cinema. Non posso andare al cinema, i soldi non bastano. Allora passeggio. A ogni cinema mi fermo a guardare i cartelli e poi i prezzi. Costano poco, questi spacci di oppio, ma quei pochi soldi mi mancano. Se non fosse così tardi, potrei fare un salto a casa e vendere una bottiglia vuota.
“Io sono un uomo che vorrebbe una vita eroica e render più sopportabile il mondo ai suoi occhi. Se in qualche momento di debolezza, di abbandono o di bisogno, scaglio nel mondo qualche sdegno raffreddato in parole, qualche sogno infagottato in immagini, pigliatelo o buttatelo via, ma non mi seccate.
“Sono un uomo libero; ho bisogno della libertà, ho bisogno di star solo, ho bisogno di rimuginare fra me e me le mie vergogne e le mie tristezze, di godermi il sole e i sassi della strada senza compagnia e senza discorsi, colla sola musica del mio cuore. Cosa volete da me? quel ch’io voglio dire lo stampo; quel che voglio dare lo do. La vostra curiosità mi fa stomaco; i vostri complimenti mi umiliano; il vostro tè mi avvelena. Non debbo nulla a nessuno e ho da fare i conti soltanto con Dio; se esiste.”
A me sembra che Papini manchi per un pelo qualcosa, quando parla del bisogno di essere solo. Non è difficile essere solo se sei povero e fallito. Un artista è sempre solo, se è un artista. No, un artista ha bisogno di solitudine.
Artista, mi chiamo. E così sia. Un bel sonnellino, nel pomeriggio, che mi mette il velluto fra le vertebre. Proliferato idee bastevoli per tre giorni. Scoppio di energia, ma a vuoto. Decido di fare una passeggiata. Per strada cambio idea. Decido di andare al cinema. Non posso andare al cinema, i soldi non bastano. Allora passeggio. A ogni cinema mi fermo a guardare i cartelli e poi i prezzi. Costano poco, questi spacci di oppio, ma quei pochi soldi mi mancano. Se non fosse così tardi, potrei fare un salto a casa e vendere una bottiglia vuota.