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venerdì 19 settembre 2014

Cézanne di Marisa Vescovo | Opera d'arte assoluta

Sia Merlau-Ponty che Lyotard riconoscono, nell'opera di Cézanne, una ricerca intesa a sottrarsi alle categorie dominanti del pensiero occidentale. Da ciò lo scontro con pregiudizi e incomprensioni talmente grandi da insinuare nel pittore addirittura il dubbio paradossale che la novità della propria arte fosse legata a un modo di dipingere che dipendeva soltanto da un difetto alla vista.
L'apprezzamento di Merlau-Ponty per l'opera di Cézanne sembra nascere soprattutto dall'opinione che nella pittura moderna - della quale il maestro di Aix è ritenuto il profeta - l'artista attinge alla vita percettiva, all'esperienza corporea in modo più diretto e consapevole di quanto non accadesse in precedenza.
[...] "Le ricerche di Cézanne nel campo della prospettiva", sottolinea Merlau-Ponty, "scoprono, in virtù della loro fedeltà ai fenomeni, quanto la psicologia recente doveva formulare. La prospettiva vissuta, quella della nostra percezione, non è la prospettiva geometrica o fotografica".
[:::] Afferma Lyotard: " Il lavoro critico iniziato da Cézanne, proseguito e allargato da Delunay e Klee, dai cubisti, da Malevic e Kandinsky,   mostra come non si trattasse più di produrre un'illusione fantasmatica di profondità su uno schermo trattato come un vetro, ma di porre invece in rilievo le proprietà plastiche (linee, punti, superfici, tonalità, e colori) di cui la rappresentazione si serve solo per "cancellarle", come se non si trattasse più di esaudire il desiderio con l'illusione, ma di deluderlo metodicamente, mostrandone i meccanismi".
"Nella rappresentazione, insomma, è essenziale la realizzazione dell'irrealtà, il "fantasma"; nell'ultimo ventennio del secolo scorso, invece, l'oggetto si viene raffigurando, secondo Lyotard, come "staccato da ogni legge simbolica". Ciò è quanto avrebbero saputo cogliere Marx nel campo del'economia e Freud in campo psicanalitico, con il concetto di libido; ed è anche quanto si sarebbe manifestato, in campo pittorico, con la volontà di dipingere un'opera d'arte "assoluta", priva cioè di ogni valore referenziale.
Cézanne,  Marisa Vescovo

Paul Cézanne, Pino vicino ad Aix, olio su tela

giovedì 27 settembre 2012

Paul Cézanne, la prospettiva - Marisa Vescovo

Il genio di Cézanne fa si che le deformazioni prospettiche, quando le si guardano nell’insieme, e in virtù dell’impianto complessivo del quadro, cessino di essere visibili per sé stesse; esse contribuiscono soltanto, come fanno nella visione naturale, a dare l’impressione di un ordine nascente, di un oggetto che sta comparendo, che si sta coagulando sotto i nostri occhi.
Quanto al contorno degli oggetti che, come linea che li delimita, non è un dato del reale ma esiste solo geometricamente, Cèzanne lo risolve in una “modulazione” colorata: è lo sguardo che, rinviato dall’una all’altra cosa, ci fa avvertire, nei suoi quadri, la nascita di un contorno.  Cèzanne pensava che, per restituire il mondo nella sua densità, il disegno dovesse risultare dal colore; e ciò perché il mondo gli appariva come una massa senza lacune, un organismo di colori attraverso i quali le fughe della prospettiva, i contorni, le rette, le curve, si disponevano come linee di forza e la dimensione spaziale si costituiva soprattutto come vibrazione.  Ma la soluzione raggiunta da Cèzanne potrebbe sembrare ancora troppo strutturata, troppo geometrica, se non si cogliesse esattamente il significato di “modulazione”, una parola ben presente nel vocabolario dell’artista.
Per Cèzanne, “modulazione” o “modellazione” non indicava un uso del colore che, come accadeva per esempio nelle opere di Renoir, modellasse l’oggetto rappresentato; il termine si riferiva, piuttosto all’adattamento di una zona di colore a un’altra zona a essa adiacente: un processo teso ad armonizzare la molteplicità con l’unità.  L’effetto, solido e monumentale, dipendeva, come Cèzanne aveva scoperto, da una paziente “opera di muratore” unita a una sapiente visione “architettonica” complessiva. Il risultato era l’apparente scomposizione di una superficie colorata uniforme secondo una struttura a mosaico all’interno della quale, tuttavia, tutto ciò che veniva isolato e scisso nei suoi piani costruttivi si integrava poi nell’insieme dell’opera.
Marisa Vescovo

Rupi all'Estaque, Paul Cézanne

Saint Victoire, Paul Cézanne

I pioppi, Paul Cézanne