[…] Nell’arte dell’antico
Messico il rettile sacro non era solo la riproduzione di un serpente
a sonagli ma poteva anche trasformarsi in un segno indicante il
lampo, e così pure in un vero e proprio carattere tramite il quale
si potesse alludere alla tempesta, o magari scongiurarla. Di queste
misteriose origini ben poco si sa. Volendo però capire a fondo la
storia dell’arte, faremo bene a ricordarci di tanto in tanto la
consanguineità esistente fra letteratura e pittura.
[…] Alcuni di questi antichi
ritratti dell’epoca delle piramidi, la quarta “dinastia” dell’
“Antico Regno”, sono annoverati tra le più splendide opere
dell’arte egizia.
C’è in essi una solennità e una
semplicità che non si dimenticano facilmente. Si vede che lo
scultore non tentava di adulare il modello, o di fissare
un’espressione fuggevole. Soltanto l’essenziale lo interessava,
e ogni particolare secondario veniva tralasciato. E forse, proprio
per questa intensa capacità di concentrarsi sugli aspetti
fondamentali della testa umana, simili ritratti colpiscono tanto
vivamente. Giacché, nonostante la loro rigidezza quasi geometrica,
non sono primitivi come le maschere indigene di cui si è parlato nel
capitolo precedente, né si preoccupano della verosimiglianza come i
ritratti naturalistici degli artisti della Nigeria. Osservazione
della natura ed euritmia si equilibrano in modo così perfetto che il
loro realismo ci colpisce quanto il loro carattere remoto ed eterno.
Questa fusione di geometrica euritmia e
di acuta osservazione della natura è caratteristica di tutta l’arte
egizia.