L’incendio cromatico di Delacroix, quella stesura opulenta, imperfetta, erano in fondo l’antitodo al nitore un po’ gelido della tavolozza di Ingres, e riversavano in una lingua moderna il lascito antico dei coloristi, da Veronese a Tiziano, a Tintoretto a Rubens.
E’ qui il segreto del grande Degas “pittore della vita moderna” spregiudicato e inventivo, ma anche copista geniale dei classici (Mantegna, Pontormo, Beato Angelico, Raffaello, Leonardo); nutrito di tradizione ma proiettato sulle avanguardie. Simile, in questo, a Edouard Manet, nella giunzione difficile e disperatamente cercata fra antico e moderno, passato e presente. Ci hanno insegnato – scriveva il poeta Paul Valéry parlando di alcuni pittori – che gli antichi portano l’orologio al polso! Cioè appartengono alla modernità.
Anna Ottani Cavina