Quando Max Mauro, giornalista de La Voce d'Italia,
venne a Caracas nella primavera del 2006, si era messo in testa di
scrivere un articolo sulla mia produzione pittorica. Io non ero
d'accordo. Per me un articolo era sensato nel caso di una mostra.
Altrimenti mi sembrava una cosa a metà. Enrico De Simone
concordava con la mia scelta: anche lui aveva preso a cuore le sorti
della mia carriera di artista plastico. Al punto che quando ci fu la
proroga del Premio Italia, edizione 2006, cui non avevo aderito, Enrico
De Simone si sentì in dovere di mettersi nelle orecchie affinché partecipassi anche a quelle selezioni. Dall'idea che mi ero fatto di quel premio, gestito dalla fuorilegge Anna Grazia Greco,
era solo tempo perso, non valeva la pena. Ma quando Enrico De Simone,
giornalista de La Voce d'Italia, mi disse di riprovare perché era
comunque una chance, allora ritentai. A questo servono gli amici.
Anche se dell'amico in questione mi è rimasta stampata l'espressione di
quando gli comunicai che ero stato scartato. Enrico De Simone piegò la
testa senza guardarmi, come se avesse detto: "Ben ti sta!". L'amico De Simone, finto chavista e chissà quant'altro... Di certo finto amico.
Enrico De Simone, finto chavista |
Tornando a Max Mauro non era del mio stesso avviso e tanto fu soddisfatto quando accettai l'intervista. Una volta avuto l'ok, aveva bisogno di vedere e fotografare i quadri. Concordammo un incontro, dopodiché mi chiamò per aggiungere che sarebbero venuti anche Enrico De Simone e Carlo Fermi, in quanto interessati al mio appartamento: volevano vederlo.
Quando si presentarono, avevano dato appuntamento a casa mia ad un loro conoscente che tornava da un viaggio fuori Caracas. Dunque ad un certo punto scesi, lasciando a casa Carlo Fermi, Enrico e Max, andai ad attendere il taxi.
Carlo Fermi, imprenditore italiano in Colombia |
Il taxi arrivò nel modo più spettacolare e chiassoso possibile. Un vecchio macchinone americano (comune in Venezuela) con un signore di colore che, visibilmente brillo e con una bottiglia in mano per attestarlo, sedeva sul cofano. Quel signore si era gentilmente offerto di indicare la strada e la indicava letteralmente. Nel taxi, oltre all'autista e all'amico degli amici, c'era anche una coppia di stranieri, pare olandesi, che avevano condiviso parte del viaggio con il conoscente dei periodisti. Al momento di rientrare nella villa, il navigatore del taxi si fece avanti per bussare a denaro. Mandai dentro l'ospite e parlai a quattr'occhi con quel signore brillo. Lo ringraziai, innanzitutto, per il suo operato, ma non avrebbe avuto niente. Il signore mi comunicò di essere armato di pistola. Gli risposi che avevo anch'io una pistola. Il finto ubriaco parve soddisfatto. Gli olandesi sembravano molto divertiti. Il tipo risalì sul cofano e partirono così com'erano arrivati, scomparendo chiassosamente dalla mia vista.
Quando salii si sentirono esplosioni di fuochi d'artificio. Qualcuno alla Florida stava festeggiando... Tess, il cane della proprietaria, si andò a nascondere spaventata in un angolo, proprio dove tenevo il portatile (lo stesso da cui sto scrivendo), che per poco non cadde a terra. Lo prese quasi al volo il nuovo arrivato che, devo ammetterlo, era uno a posto.
Mostrai a Max Mauro i quadri. Lui scattò tre foto per l'articolo di giornale. Poi uscimmo.