Poi mi parlarono di qualcosa che non avrei nemmeno sognato potesse esistere: c’erano uomini chiamati griot (e se ne trovano ancora, in certi villaggi dell’interno) che in realtà erano degli archivi ambulanti di tradizioni orali. Ogni griot aveva i suoi discepoli. Ogni discepolo, dopo aver ascoltato per quaranta o cinquanta anni il repertorio del suo maestro, diventava a sua volta griot e alle feste raccontava storie vecchie di secoli riguardanti i vari clan, le famiglie, i grandi eroi. In tutta l’Africa nera queste cronache orali si trasmettevano da un griot all’altro fin dai tempi più remoti. Certi griot di fama leggendaria erano capaci di narrare episodi di storia africana per tre giorni di seguito senza mai ripetersi.
Vedendomi sbalordito, i miei informatori mi fecero presente che per ogni cultura si può risalire a un’epoca in cui non esisteva la scrittura; a quel tempo la parola orale era l’unico mezzo per trasmettere le informazioni e la memoria l’unico sistema per conservarle. Chi vive all’interno della civiltà occidentale è talmente assuefatto alla scrittura che non può rendersi conto di cosa sia capace una memoria allenata.
Radici, Alex Haley
Bruno Teodori |