venerdì 13 aprile 2012

Ernst H. Gombrich, Walt Disney

[…] Ma non è soltanto il disegno sommario a urtare coloro che vogliono i quadri “veri”. Essi biasimano ancor più le opere che giudicano scorrette quando esse appartengono a un periodo moderno, a un periodo in cui l’artista avrebbe dovuto “essere capace di fare meglio”. In realtà non c’è alcun mistero in queste deformazioni della natura che tante proteste sollevano nelle discussioni sull’arte moderna. Chiunque abbia presente le produzioni di Walt Disney o i fumetti sa già che, a volte, c’è una buona ragione se le cose vengono disegnate diverse da come sono, mutate o deformate in un senso o nell’altro. Topolino non sembra un topo vero, eppure nessuno scrive ai giornali lettere indignate sulla lunghezza della sua coda. Chi entra nell’incantato mondo di Disney non si preoccupa dell’Arte con la A maiuscola. Non guarda i suoi film con gli stessi pregiudizi che si compiace di ostentare a una mostra d’arte moderna. Ma se un artista moderno disegna a modo suo, lo si considererà un abborracciatore che non sa fare di meglio. Si può pensare ciò che si vuole degli artisti moderni, ma si deve accordare loro tanta fiducia da presumerli capaci almeno di disegnare “correttamente”. Se così non fanno, le loro ragioni possono essere assai simili a quelle di Walt Disney.
[…] È affascinante seguire l’artista nel suo sforzo di raggiungere l’equilibrio perfetto, eppure, se gli domandassimo perché ha fatto questo o ha cambiato quello, forse non ce lo saprebbe spiegare. Egli non segue regole prestabilite. Sente così, e basta. È vero che in certi periodi artisti e critici hanno cercato di formulare le leggi della loro arte; ma il risultato fu sempre che artisti scadenti non ottennero nulla tentando di applicare queste leggi, mentre i grandi maestri potevano infrangerle e raggiungere ciononostante, un’armonia impensata.
Ernst H. Gombrich