venerdì 20 aprile 2012

Ernst H. Gombrich - arte antica

[…] Nell’arte dell’antico Messico il rettile sacro non era solo la riproduzione di un serpente a sonagli ma poteva anche trasformarsi in un segno indicante il lampo, e così pure in un vero e proprio carattere tramite il quale si potesse alludere alla tempesta, o magari scongiurarla. Di queste misteriose origini ben poco si sa. Volendo però capire a fondo la storia dell’arte, faremo bene a ricordarci di tanto in tanto la consanguineità esistente fra letteratura e pittura.
[…] Alcuni di questi antichi ritratti dell’epoca delle piramidi, la quarta “dinastia” dell’ “Antico Regno”, sono annoverati tra le più splendide opere dell’arte egizia.
C’è in essi una solennità e una semplicità che non si dimenticano facilmente. Si vede che lo scultore non tentava di adulare il modello, o di fissare un’espressione fuggevole. Soltanto l’essenziale lo interessava, e ogni particolare secondario veniva tralasciato. E forse, proprio per questa intensa capacità di concentrarsi sugli aspetti fondamentali della testa umana, simili ritratti colpiscono tanto vivamente. Giacché, nonostante la loro rigidezza quasi geometrica, non sono primitivi come le maschere indigene di cui si è parlato nel capitolo precedente, né si preoccupano della verosimiglianza come i ritratti naturalistici degli artisti della Nigeria. Osservazione della natura ed euritmia si equilibrano in modo così perfetto che il loro realismo ci colpisce quanto il loro carattere remoto ed eterno.
Questa fusione di geometrica euritmia e di acuta osservazione della natura è caratteristica di tutta l’arte egizia.
Ernst H. Gombrich

Nefertiti