martedì 22 gennaio 2013

Tiziano Terzani, "Un indovino mi disse" | Laos

"… Seduto sulla cima della collina di Wat Pusi a Luang Prabang, a guardare nella dorata pace del tramonto la commovente confluenza del maestoso, grande Mekong con il Nam Khan, piccolo e impetuoso, la visione di Siddharta m'era tornata nella mente e m'era parso che quelle acque melmose che si univano e si confondevano fossero davvero come la vita, anche la mia, fatta di tanti flussi; e che il passato, il presente e il futuro non fossero più distinguibili fra loro e fossero tutti lì, in quell'impietoso scorrere: cinquantadue anni già scivolati via, come nella corrente, verso la foce nel Mar della Cina; gli altri, quelli che mi restano, già sgorgati dalle falde dell'Himalaya, e già in cammino, definiti e precisi, contati fino all'ultima ora, lungo lo stesso percorso. Avessi potuto sedermi ancora più in alto di quella collina, avrei potuto vedere più fiume, nelle due direzioni. E con ciò più passato, più futuro?
Ero solo e, come avviene quando si è in mezzo alla natura, senza altra presenza umana attorno, e la mente si libera dalle costrizioni della logica e la fantasia galoppa, i pensieri più assurdi mi si affacciavano alla soglia della coscienza. Sì, forse quello che noi chiamiamo futuro è già avvenuto e solo perché il nostro punto di vista è limitato non riusciamo a vederlo. Forse il futuro è davvero già passato ed è per questo che alcuni riescono a «leggerlo» con la facilità con cui noi tutti vediamo la luce di una stella che in verità si è già spenta da secoli. Il segreto sta tutto nel togliersi dalla dimensione del tempo; il tempo come siamo abituati a concepirlo, quello fatto di anni, di ore, di secondi.
Il Laos fu psicologicamente una perfetta preparazione al mio decidere di non volare e di mettermi così, in qualche modo, fuori del tempo.
Come paese, il Laos, istintivamente, ha per anni scelto di fare lo stesso." 
Un indovino mi disse, Tiziano Terzani

Uomo, olio su tela 2007 - Gianluca Salvati