venerdì 28 settembre 2012

Honoré de Balzac, arte e diletto - Comédie humaine

L’ammirazione accordata troppo facilmente è un segno di debolezza: non si deve pagare con la stessa moneta un funambolo e un poeta.
Siamo stati tutti feriti dalla preferenza accordata all’intrigo e alla truffa letteraria rispetto al coraggio e all’onore di quelli che consigliavano a Luciano di accettare la lotta, invece di rubare il successo, di entrare nell’arena, invece di suonare le trombe dell’orchestra. La società, signora, è, per una strana bizzarria, piena d’indulgenza per i giovani come lui; li ama, si lascia sedurre dal bell’aspetto delle loro doti esteriori; da loro non esige niente, scusa tutte le loro colpe, e dà per scontata la loro perfezione rifiutandosi di vedere quelli che non siano i loro lati positivi; insomma, ne fa dei giovani viziati.
Al contrario, essa è di una severità senza limiti per i caratteri forti e completi.
Comportandosi in tal modo, la società, che in apparenza sembra ingiusta, è forse sublime.
Si diverte con i buffoni chiedendo loro solo di divertirla, e poi subito li dimentica; mentre prima di piegare il ginocchio davanti alla grandezza esige delle divine magnificenze.
Ogni cosa ha la sua legge: il diamante eterno deve essere senza macchia, mentre la creazione effimera della moda ha il diritto di essere leggera, bizzarra e senza consistenza.
Perciò, malgrado i suoi errori, Luciano forse riuscirà a meraviglia, gli basterà di sfruttare una vena felice o di trovarsi in buona compagnia; ma se dovesse incontrare un angelo cattivo, allora precipiterebbe in fondo all’inferno.
E’ un brillante insieme di belle qualità intessute su un fondo troppo leggero; l’età si porta via i fiori, e un bel giorno non rimane che il tessuto; e se il tessuto è cattivo, non rimane che uno straccio.
Honoré de Balzac, Comédie humaine

Palude