Spesso, lo scienziato è, nelle arti un “passatista”, all’avanguardia nel suo campo e alla retroguardia in quello estetico.
[…] Se è vero che esiste uno scienziato rivoluzionario che sposta la terra dal centro dell’universo mettendo al suo posto il sole, e un altro scienziato che si limita a scoprire qualche nuovo corpo stellare, l’innovatore e il routiniere insomma, esiste del pari un artista che innova, e un artista che coltiva l’orto concluso della tradizione, magari migliorandola. In parole povere, il primo sostituisce un fare con un altro fare, mentre il secondo fa meglio il fare di sempre, e lo fa senza porlo in forse, o superarlo.
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Cow boy, tecnica mista su carta - Gianluca Salvati 2013 |
[…] In realtà, il punto di incontro possibile tra la scienza e l’arte del Novecento si trova, se mai, su quel confine tra la qualità e la quantità che è abitato dalla forma. Il positivismo si fondava su di una scienza lineare, di vettori e di sommatorie. A poco a poco, si è cominciato a considerare che bisogna, per capirci meglio, sostituire le somme con le forme, e la psicologia della Gestalt è stata la prima a lanciare l’idea.
Per non parlare di Goethe, in chiave più mistica. Anche in biologia è diventato sempre più chiaro come una proteina non sia una semplice catena di amminoacidi, ma che la sua struttura terziaria ha proprietà che derivano proprio dal suo aspetto formale.
In parole povere, come scriveva Renè Thom, “lo studio recente di diversi enzimi (il lisozima, per esempio) ha mostrato l’aspetto eminentemente morfologico di molte reazioni enzimatiche”.
La forma è un aspetto di quella complessità, e qui Barrow sfiora il bersaglio, in cui scienza e arte diventano le due facce di una stessa medaglia. Vita delle forme, per citare Focillon.
Giorgio Celli
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Frank Auerbach, Head of William Feaver II, 2008 |