Ci sono diversi modi per cercare di mascherare una depressione. Si possono ascoltare le composizioni per organo di Bach nella Frelserkirke. Si può stendere una lametta con una striscia di buon umore in polvere su uno specchietto tascabile, e aspirarla con una cannuccia. Si può gridare chiedendo aiuto. Per esempio al telefono, così uno è sicuro di chi lo ascolta.
Questa è la via europea. Sperare di uscire dai problemi agendo.
Io scelgo la via groenlandese. Chiudersi nell’umore nero. Mettere la propria sconfitta sotto il microscopio e soffermarsi a guardare.
Quando va davvero male – come ora – vedo davanti a me un tunnel nero. Mi avvicino. Mi tolgo i bei vestiti, la biancheria intima, il cappello rigido e il passaporto danese, ed entro nell’oscurità.
So che arriva un treno. Una locomotiva a vapore foderata di piombo che trasporta stronzio 90. Le vado incontro.
Posso farlo perché ho trentasette anni. So che nel tunnel, sotto le ruote, fra le rotaie, c’è un puntino di luce.